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   Territorio
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Siamo nella zona del Val di Noto nell'estrema punta della Sicilia che vanta un'incredibile concentrazione di beni culturali patrimonio dell'Unesco e la ricchezza storico artistica va di pari passo alla varietà dei paesaggi naturali.

Qui il giallo è il colore dominante: lo si ritrova nella pietra dei monumenti, nella sabbia delle spiagge, nei raggi del sole che bacia questa terra.


Il Val di Noto bagnato dalle acque dello Ionio e del Mediterraneo, comprende il settore sud-orientale della Sicilia, tra i fiumi Dittaino e Simeto a nord e il fiume Salso a ovest. L’area, il cui nome rimanda a una delle più influenti città dell’isola in età medievale, include i territori di due intere province, quelle di Siracusa e Ragusa, e di parte delle province di Catania, Enna e Caltanissetta.


La ricchezza monumentale del Val di Noto si innesta in un paesaggio di rara bellezza che, dai Monti Iblei alle linee ondulate degli Erei, sorprende per molteplicità di paesaggi, colori e sensazioni offerte. Attraverso l’infinita rete di muretti a secco, che sale e scende tra le cave e i pianori degli Iblei, si capisce quanto sia stato forte l’apporto umano alla trasformazione di questi luoghi. E ancora il mare, le cui infinite tonalità tra il blu della penisola della Maddalena e il turchese delle acque della Riserva di Vendicari sorprendono anche i viaggiatori più distratti.


Le numerose civiltà eterogenee avvicendatesi nei secoli e, non ultimo, un paesaggio poliedrico e mai monotono, fanno di questo lembo di Sicilia un immenso contenitore di svariati aspetti culturali e ambientali. Non a caso, il Val di Noto vanta un’altissima concentrazione di siti inclusi nella World Heritage List dell’Unesco, quali Siracusa, la necropoli rupestre di Pantalica e le città tardo barocche di Ragusa, Modica, Scicli, Noto, Palazzolo Acreide, Caltagirone, Militello in Val di Catania e Catania.


Questo territorio fu densamente frequentato già a partire dal periodo pre e proto-storico, come testimoniano le suggestive necropoli a grotticella artificiale scavate sulle ripidi pareti rocciose di Cava d’Ispica e Pantalica. A partire dall’VIII secolo a.C., tutta l’area orientale della Sicilia e, in particolare quella a sud-est, fu meta di coloni provenienti dalla Grecia i quali, fondando città come Catania, Lentini, Megara Hyblaea, Siracusa e Kamarina, introdussero nell’isola il loro modo di vivere e costruire. Dai templi di Siracusa alle mura di Lentini, dai teatri di Akrai e Morgantina agli impianti urbanistici di Megara Hyblaea e Kamarina, l’esempio degli architetti e urbanisti greci è ancora lì a testimoniare la grandezza di un’epoca straordinaria.


Tra le antiche vestigia del mondo classico, non si può non tenere conto, inoltre, di quanto lasciato dai Romani a Siracusa, Catania, Piazza Armerina e le campagne di Noto, dove teatri, anfiteatri e ville ricche di mosaici ricordano che la Sicilia, oltre a essere stata la prima provincia istituita da Roma, ne costituì per molti secoli pure il granaio. Fino alla conquista araba della Sicilia, la parte sud-orientale dell’isola giocò un ruolo di centralità nel Mediterraneo. Siracusa, che insieme al suo vasto territorio fu abitata in età romana imperiale dalle prime comunità cristiane d’Occidente, ospitò per pochi anni, durante il VII secolo d.C., la sede dell’imperatore bizantino. A questo lungo periodo, risalgono sia i numerosi ipogei funerari disseminati lungo le cave degli Iblei, sia intere città-emporio come la c.d. Cittadella dei Maccari e Kaukana.


Durante il periodo tardo medievale, il Val di Noto, pur avendo perso la sua centralità politica rispetto alla Sicilia occidentale, fu comunque sede di importanti istituzioni feudali, quali il Dominio Reginale, che aveva la sua capitale a Siracusa, e la celeberrima Contea di Modica, un vero Regnum in Regno. Da ciò, derivò un notevole impulso alla costruzione di imponenti edifici civili e religiosi che, riprendendo le linee gotiche dei castelli svevi di Siracusa, Augusta, Catania e Lentini, si arricchirono degli stilemi architettonici catalani.


L’immenso patrimonio architettonico classico e medievale della Sicilia sud-orientale subì tuttavia dei gravi danni nel 1693. Tra il 9 e l’11 gennaio di quell’anno, infatti, una serie di scosse telluriche sconquassò tutto il Val di Noto, provocando circa 60000 morti e distruggendo buona parte degli abitati di allora. Dal terremoto, la popolazione superstite di Avola, Noto, Modica, Ragusa, Siracusa, Catania e altri importanti centri urbani si riprese, edificando i suoi abitati in nuovi siti o ricostruendo sullo stesso punto secondo le originarie trame urbanistiche medievali. Per fare ciò, oltre a brillanti architetti e capomastri locali, furono chiamati anche esperti stranieri i quali, apportando tutti esperienze costruttive francesi, tedesche, austriache e, in generale, mitteleuropee, realizzarono le nuove città secondo la moda architettonica europea del momento, quella tardo-barocca. Sorsero così, ancora più raggianti di prima, le città tardo barocche del Val di Noto, riconosciute nel 2002 dall’Unesco come “considerabile impresa collettiva, portata con successo ad un alto livello di architettura e compimento artistico”.


Infine, non si può parlare di Val di Noto, senza fare un breve cenno ad alcuni dei suoi prodotti enogastronomici. Seguendo ancora l’infinita gamma dei colori, si va dal rosso rubino del Cerasuolo di Vittoria a quello raggiante del Pomodoro di Pachino. Dal rosso violaceo del Nero d’Avola, a quello bruno del tonno pescato nello Ionio. Dal verde oro dell’olio dei Monti Iblei, al colore ambra del miele di Sortino. Dal giallo intenso del formaggio Ragusano, al bianco candore del cuore della Mandorla di Avola. Infine, i mille colori dell’arte dolciaria che, da Siracusa a Ragusa passando per le cioccolaterie di Modica, illuminano a festa i banconi delle pasticcerie e dei caffè di questo incredibile territorio.






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